Questo articolo può esservi utile nella prevenzione delle neoplasie. Non è scritto a caso ma dedicato a mia zia Rita, che purtroppo è mancata anni fa… quando ancora non ero a conoscenza di certi rimedi…
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ll nome botanico, centaurea, fu attribuito alla pianta da Linneo nel 1737, tale nome trova la genesi nella figura mitologica del centauro Chirone, creatura metà uomo e metà cavallo, caro amico del re degli dei, Zeus, e maestro di molte divinità.
Secondo l’antica leggenda Chirone era il centauro a cui Zeus aveva donato l’immortalità, un giorno, però, venne colpito con una freccia avvelenata, ad una zampa, da Hercules. Chirone che non poteva morire, per via della sua immortalità, e non poteva più rimettersi in piedi, a causa del veleno che aveva in corpo, riuscì, dopo una lunghissima sofferenza grazie alle sue sconfinate conoscenze a guarire, sul finire della primavera, preparando un impacco di fiori di fiordaliso appena sbocciati.
Nel linguaggio dei fiori e delle piante simboleggia la leggerezza e la dolcezza. Secondo la tradizione europea donare un fiordaliso vuol dire amicizia sincera, mentre secondo le tradizioni orientali il fiordaliso è il fiore che gli innamorati donano alle loro amate come in augurio di ottenere la felicità.
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La funzione primaria è gioviniana, agisce su:
La funzione secondaria sagittariana governa l‘Ipotalamo. In Spagyria viene utilizzata come febbrifigo .
Nella tradizione popolare viene definita “scacciafebbre”,”erba china”,”fiele di terra”, poichè ha sapore amaro.
Adatta a chi è:
L’essenza permette di :
Lo zafferano vero (Crocus sativus), rimedio per Alzheimer e altre patologie, è una pianta della famiglia delle Iridaceae, coltivata in Asia minore e in molti paesi del bacino del Mediterraneo. In Italia le colture più estese si trovano nelle Marche, in Abruzzo e in Sardegna; altre zone di coltivazione degne di nota si trovano in Umbria e in Toscana. Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”, utilizzata in cucina e in alcuni preparati medicinali.
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Il termine greco “krókos” significa filo con allusione ai lunghi stami che caratterizzano questa pianta. Noto fin dai tempi della preistoria, si pensa fosse originario di Grecia e Asia minore, dato che veniva usato nell’antica Grecia, a Roma e nelle terre bibliche. Teofrasto ci ricorda che nei letti nuziali si spargevano i suoi stami odorosi.
Secondo una leggenda Croco era un giovane perdutamente innamorato della pastorella Smilax; egli fu trasformato da Venere in questo fiore. Per altri Croco fu ucciso da Mercurio e dal suo sangue uscì il croco. Gli antichi chiamavano questa pianta “Panacea dei vegetali” o “Re dei vegetali”.
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Fu quasi sicuramente introdotto in Europa dagli Arabi nel X secolo, sebbene una leggenda narri che furono i Fenici a portarlo in Spagna, la nazione che viene tradizionalmente associata alla produzione di questa spezia. L’uso dello zafferano si è diffuso soprattutto in presenza di società con un’aristocrazia colta in grado di apprezzarne le qualità culinarie e una classe di schiavi o contadini che potesse sopportare le fatiche legate alla sua coltivazione; questi fattori spiegano la sua ascesa negli imperi romano, ottomano e mongolo e il suo relativo declino in tempi recenti. Si trovava anche sulle tombe come fiore di buon auspicio; divenne poi simbolo di bellezza giovanile, ma insieme assurge a emblema di impazienza, speranza e amicizia nelle avversità.
Si dice che fosse germogliato quando Paride si accinse a formulare il suo famoso giudizio sulla bellezza delle dee. I Romani, con la loro tipica stravaganza, lo usavano per ricoprire strade e sentieri, creando letteralmente un tappeto dorato per imperatori e principi, e si dice che, quando i soldati di Alessandro Magno entrarono nella valle del Kashmir, trovarono una tale quantità di crochi dello zafferano che persero la testa dalla gioia e ruppero le righe. Secondo il geografo e storico inglese del XVI secolo Richard Hakluyt, lo zafferano fu introdotto in Inghilterra di contrabbando per opera di un pellegrino che, tornando dalla Spagna, ne nascose un fiore nel suo bastone rischiando la vita, poiché questo tesoro spagnolo era gelosamente custodito per legge.
Si cita questa pianta aromatica e odorosa anche nel “Cantico dei Cantici” “Giardino chiuse tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cifro con nardo, nardo e zafferano,cannella e cinnamomo con ogni specie d’alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi”.
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Secondo recenti studi lo zafferano pare avere diverse proprietà e benefici nei confronti dell’organismo umano; le proprietà dei principi attivi in esso contenuti hanno effetti benefici sulla parte del sistema nervoso responsabile del tono dell’umore e questa azione è stata testata in ambito clinico su persone affette da lieve stato di depressione dando esito positivo.
Le proprietà della zafferano si sono dimostrate utili anche in caso dei sintomi tipici della sindrome premestruale come gli sbalzi di umore e la tensione nervosa. Grazie alle ottime proprietà antiossidanti dei carotenoidi in esso contenuti anche la memoria e la capacità di apprendimento traggono benefici dall’assunzione della preziosa polverina; è allo studio l’ipotesi che lo zafferano sia in grado di inibire il deposito di alcune proteine presenti nel cervello umano quando si è in presenza della malattia di Alzheimer.
Già nell’antichità lo zafferano con le sue proprietà rappresentava un ottimo rimedio per diversi disturbi; in alcuni testi medici risalenti all’antica Persia già venivano sottolineati i suoi benefici rispetto alla modulazione del sistema respiratorio e alle infiammazioni dello stomaco.
Nello zafferano sono presenti la vitamina A, molte del gruppo B e la vitamina C; inoltre questa preziosa piantina è uno degli alimenti più ricchi di sostanze carotenoidi come il Licopene e la Zeaxantina. Il classico colore giallo acceso dello zafferano è dovuto alla crocina, mentre il tipico profumo si deve invece alla presenza di un’altra sostanza chiamata safranale.
Lo zafferano è conosciuto fin dall’antichità come rimedio per tutti i dolori, senza la pretesa di essere una medicina universale, è comunque una soluzione naturale per molti problemi di salute del nostro tempo.
In Oriente, lo zafferano è stato generalmente usato per trattare una moderata depressione; aveva la reputazione di portare allegria e la saggezza. Per questo motivo, si dice che ha proprietà afrodisiache per le donne.
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In Marocco, lo zafferano è parte di un rimedio tramandato di madre in figlia ancora usato per alleviare il mal di denti dei bambini, per uso esterno è un analgesico per le gengive.
Il rocus sativus lenisce la tosse e allevia il raffreddore. La dose giusta per bevande calde è da 0,5 g di 1 g per litro di acqua .
Nei massaggi : allevia il dolore , in particolare nelle infiammazioni della bocca . Viene utilizzato in polvere, puro o diluito con miele e applicato direttamente in bocca .
Nei brodi : stimola la digestione ( la giusta dose : 1 g per litro )
In pillole : laboratori utilizzano un estratto dalla parte superiore del pistillo che ha effetto sui neurotrasmettitori ed ha funzione antidepressiva naturale .
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Alchemilla, deriva, da alchimia perché gli alchimisti medievali utilizzavano le grosse perle di rugiada che si depositavano sulle foglie durante la notte, ed erano dette “acqua celestiale” o “acqua dei saggi”. All’origine del fenomeno, abbastanza singolare, vi è
un processo conosciuto come “guttazione”, che si verifica quando in condizioni di eccessiva umidità l’acqua non evapora: in questa occasione l’Alchemilla perde l’acqua da alcuni stomi fogliari, diversi però da quelli che servono ai normali scambi gassosi. “Gli alchimisti, riferiva il Durante affermano con ostinata verità con quest’erba congelasi
Mercurio.”
Non erano soltanto gli alchimisti a utilizzare l’Alchemilla, ma anche i medici che la consigliavano per curare le infermità femminili e rassodare il seno.
“Dassi per venti giorni continui un cucchiaro per volta la polvere della secca in vino, o veramente in brodo con felice successo alle donne sterili, ove per lubricità d’humori non li rimanga il seme nella matrice “
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Gilbertus Anglicus (c 1180 -.. C 1250), si occupò di purificazione del corpo con i rimedi naturali.Egli è noto anche come Gilbert d’Inghilterra, è stato un medico inglese del periodo medievale. Egli è conosciuto soprattutto per il suo lavoro enciclopedico il Compendio di Medicina, (Compendio Medicinae) molto probabilmente scritto tra il 1230 e il 1250.
Nella purificazione dell’intestino, affetto da vermi e parassiti notiamo l’impiego, da parte di Gilbert, di miscele aromatiche, amare o acide, tra le quali Genziana, Serpentaria, Tithymalus (vedere anche qui) e cucumis agrestis e clisteri di Assenzio, Lupinus, Scammonium, Aloe.
Per la purificazione del fegato affaticato, Gilbert usava la Sarracenia Trifera, l’ Electuarium psilliticum e soprattutto la Dyantos Besonis. Erbe che non riesco a tradurvi.
Per la purificazione della milza, Gilbert dice, che “Si tratta è un organo spugnoso contenente la bile nera, prodotta dal fegato per la sua pulizia. Quindi la milza soffre di conseguenza di diverse malattie, quali ostruzione, tumori, indurimento, ascessi, e talvolta flatulenza o pienezza. “I sintomi e il trattamento di ciascuna di queste patologie,
derivanti sia da calore o freddo, sono risolte con l’uso di vari rimedi erboristici composti recanti titoli di Dyasene, Dyacapparis, Dyaceraseos (una miscela di succo di ciliegia, miele, Cannella, Lentisco e Scammonium) .
Oggi la purificazione del corpo avviene con altri rimedi, da me personalizzati in base alla tua costituzione, ad esempio:
Tarassaco, Cicoria, Carciofo, Cardo Mariano, Bardana, Fumaria,Ortica, Frassino, Betulla e tante altre erbe.
Ortica è un rimedio naturale. E’ una pianta erbacea perenne e spontanea, frequente nei luoghi incolti, tra siepi, ruderi e macerie.
Ortica è nota fin dall’antichità per le sue proprietà astringenti e per la polarità d’azione a livello delle pelvi. Nel secolo xvi viene utilizzato nella leucorrea e nelle metrorragie.
Ha azione diuretica, depurativa, antiinfiammatoria intestinale, normalizza il cuoio capelluto. Una pianta dalle molte proprietà poiché contiene proteine, zolfo, calcio, ferro e potassio. Ha azione emostatica. Le sue radici bollite per mezz’ora nel latte sono un efficace rimedio contro i calcoli biliari; i cataplasmi di foglie pestate curano le ferite.
Il decotto d’ortica è mano santa contro tosse e raffreddori, come ricordava già Catullo.
La lozione di radici tritate in acqua e aceto, serve per per arrestare la caduta dei capelli ed eliminare la forfora. I biscotti fatti con semi pestati e lavorati con farina di segale, miele e acqua frenano l’incontinenza; i fiori a loro volta curano catarri, idropisia.
L’ortica ha anche un’altra virtù già ricordata da Plinio: quella di eccitare alla voluttà e di facilitare i parti. In realtà il naturalista latino si limitava a scrivere che il seme bevuto con la sapa apriva l’utero in caso di contrazioni isteriche, mentre le foglie sfregate sui genitali spingevano le femmine dei quadrupedi riluttanti ad accoppiarsi: forse perché li infuocavano .
Castore Durante, medico e botanico rinascimentale, credeva alle sue virtù afrodisiache: “Le frondi delle ortiche, cotte in vino e bevute provocano l’orina, purgano i lombi e eccitano venere”.
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Il Lino, è un antico rimedio naturale per bronchi ed intestino. E’ considerato simbolo solare e dunque del divino, il lino è stato adottato dai sacerdoti in India, in Egitto, in Asia Minore, in Roma e nella cristianità.
A Roma lo indossarono per un certo periodo soltanto le vestali come simbolo di purezza. La dea egizia Iside fu detta “linigera” perché i suoi sacerdoti vestivano di lino Il lino oggi più coltivato è il Unum usitatissimum, un’erba annuale dal fusto eretto, ramificata soltanto superiormente, alta fino a un metro, con foglie lisce al margine e fiori sommitali con petali azzurri.
Plinio lo apprezzava moltissimo, tanto da intitolare una sezione della sua Naturalis Historia «Caratteristiche e proprietà sorprendenti del lino», enumerandovi quelle che considerava proprietà meravigliose, prima fra tutte la sua utilizzazione come tessuto per le vele veniva usata per confezionare gli stoppini delle lucerne.
Era ed è apprezzato per le sue proprietà curative. «Il seme del lino pesto» scrive Castore Durante «e mescolato con pepe e mele, messo alla quantità d’una noce, mitiga la tosse e provoca gli appetiti venerei. Cotto in acqua melata e bevuto, giova all’infiammationi interne, e mitiga ogni sorta di dolori. Tolto con mele in forma di lettuario,purga il petto, facendo sputare, e lenisce la tosse.
I semi di lino sono emollienti, lassativi, vermifughi; leniscono le infiammazioni di bronchi, denti, pelle, intestino.
La farina ottenuta con la loro macinazione, una polvere di color giallo- bruno, untuosa al tatto, serve per preparare quei cataplasmi che da applicare sul petto.
In Germania,quando un bambino stentava a crescere o a camminare, nella notte solstiziale di San Giovanni Battista lo si metteva tutto nudo su un prato, poi si seminava il lino su di lui e sull’erba.
Soffri di problematiche bronchiali e intestinali? contattami per una consulenza naturopatica volta al riequilibrio naturale, tramite una corretta alimentazione (ne parlo qui e qui in sinergia con i rimedi erboristici più adatti alla tua tipologia. Leggi il mio articolo sull’importanza della personalizzazione dei rimedi in base alla tua persona.
Il noce, è un antico rimedio naturale per psoriasi e dermatiti. E’ connessa alla Grande Madre ed il noce ha sempre avuto una duplice valenza, di vita e di morte, luminosa e cupa. Il frutto venne consacrato anche a Giove. Nux iuglans, Iovis glans, ghianda di Giove: nome rimasto nella classificazione botanica, in cui il noce è detto Juglans regia. Dioscoride intuì l’azione dell’olio di Noce nella Tenia (Parassita intestinale).
Nel medioevo il frutto, simile all’encefalo, secondo la “similitudine delle signature” ne suggerì l’impiego nella cefalea. Anticamente, le foglie ed il mallo venivano usati come “elisir” della giovinezza” per la marcata attività depurativa ed eudermica. E altresì indicato per diabete, linfatismo, diarrea, leucorrea (uso esterno), acne, dermatiti, psoriasi.
«Furono queste noci» riferisce Castore Durante :”Chiamate ghiande di Giove ne i primi tempi del mondo dagli uomini”
Contiene glucidi, protidi, sali minerali (soprattutto zinco e rame), e le vitamine A, B2, PP, B5. Anche le foglie e il mallo dei frutti hanno proprietà medicinali, come notavano già gli Antichi e ha confermato la moderna fitoterapia.
La convinzione che streghe e demoni prediligessero il noce per i loro sabba era diffusa in tutta l’Italia.
A Roma una leggenda narra che la chiesa di Santa Maria del Popolo fu costruita per ordine di Pasquale II nel luogo in cui precedentemente vi era un noce intorno al quale migliaia di diavoli danzavano nel cuore della notte. Anche a Bologna si credeva fino al secolo scorso che le streghe si riunissero sotto queste piante, specialmente nella notte di San Giovanni.
In Sicilia, si credeva che, portata in tasca, preservasse dai fulmini e da ogni sortilegio, accelerasse i parti lenti, propiziasse il successo, debellasse la febbre. Nella terra d’Otranto le donne la portavano in tasca per difendersi dal malocchio e dalle malattie.
Nelle campagne si dice ancora oggi che non conviene riposare e tanto meno dormire all’ombra di un noce perché è facile risvegliarsi con una forte emicrania se non addirittura con la febbre. E si crede che, se le radici dell’albero penetrano nelle stalle, faranno deperire il bestiame.
Effettivamente le sue radici, come le foglie, contengono una sostanza tossica, la iuglandina, capace di provocare la morte di molte piante che crescono nelle vicinanze.
Nel XVII secolo, sulla scia della teoria dei segni secondo la quale il simile cura o colpisce il simile, si sosteneva che la noce fosse in grado di curare i disturbi del cervello perché ne era la riproduzione vegetale: l’involucro esterno, verde e carnoso, avrebbe rappresentato il cuoio capelluto, il guscio duro il cranio, la pellicola interna le meningi e la pia mater, mentre il nocciolo interno, convoluto e diviso in due, avrebbe simboleggiato gli emisferi del cervello.
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Cicoria è un importantissimo rimedio naturale per depurarsi dalle tossine. Il nome ha radici così antiche da non poterne rintracciare la provenienza e, tanto meno, il significato; i Greci la chiamavano kichora e ne conoscevano le grandi virtù terapeutiche.
Ogni sua parte è benefica e salutare, le foglie, ricche di sali minerali e vitamine, giovano al fegato; per l’alto contenuto di nitrato di potassio e principi amari è depurativa del sangue, buon digestivo e leggero lassativo, utile nei casi di dermatosi pruriginose dovute a problemi epatici.
Il decotto di fiori è un eccellente impacco per le piccole imperfezioni della pelle.
Il botanico tedesco Conrad di Megenberg, vissuto nel XIV secolo, chiamò la cicoria “sponsa solis“, sposa del sole, e nella tradizione popolare di tutta la Germania era nota come erba del sole o del solstizio.
Per assicurarsi l’amore di colui che si ama bisogna raccoglierla usando particolari accorgimenti: non si deve sradicare con le mani ma con una moneta d’oro nel giorno dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno.
Secondo un’antica leggenda bavarese una giovane principessa venne abbandonata dal suo sposo, sedotto da una ninfa.
Dopo giorni di lacrime e dolori, la principessa, poco prima di morire, esclamò: “Vorrei morire e non lo vorrei, per rivedere il mio amato dappertutto”, il suo desiderio venne esaudito ed è per questo che il fiore della cicoria è chiamato wegwarte :” Guardiana delle strade”, essa è donna gentile che attende sempre con dolore il suo amante.
Secondo un’interpretazione la ninfa, rivale della principessa, simboleggia la notte che ogni sera attira nelle sue braccia il sole, il principe, il quale con il nuovo giorno ritorna alla sua sposa, l’aurora, simboleggiata dal fiore della cicoria che si apre al primo raggio.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la Frugalità e la Temperanza.
A scopo gastronomico si utilizzano le foglie della rosetta basale, sia in insalata che lessate e condite nel solito modo.
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Il Consulto alchemico-spagyrico è uno degli strumenti “olistici” del naturopata è l’applicazione del concetto alchemico nella comprensione della persona nella sua totalità.
In questo consulto la simbologia e l’analogia sono fondamentali. « Tutto ciò che è in alto è come ciò che è in basso, tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto. E questo per realizzare il miracolo di una cosa sola da cui derivano tutte le cose, grazie ad un’operazione sempre uguale a se stessa. »
(Ermete Trismegisto “La tavola di Smeraldo”).
Con la Spagyria si entra in contatto con l’Archetipo delle piante che risuonano con la sua personale frequenza astrale. Le piante conducono alla guarigione, poiché sono in sintonia con gli influssi planetari del momento in cui la persona è stata concepita.
E’ dunque possibile ripristinare l’armonia del corpo – microcosmo e macrocosmo- attraverso l’analisi di pianeti, secondo i trattati di Paracelso.
La Spagyria si basa sulla convinzione che nell’uomo sano le forze dense e sottili sono in perfetto equilibrio e che la malattia interviene quando tale equilibrio è spezzato.
La malattia dipende dunque da squilibri energetici che si manifestano solo in un secondo momento anche sul piano fisico.
Per curare la malattia è necessario agire innanzitutto sulle parti piú sottili dell’uomo.
La Spagiria afferma che vi è una unità fondamentale, un’ origine comune tra le differenti manifestazioni della natura, considera pertanto le relazioni che intercorrono fra il microcosmo (l’uomo), il macrocosmo locale (i tre regni minerale, vegetale e animale) ed il macrocosmo (il cosmo).
Al momento del concepimento, l’anima dell’uomo risuona con tutto il macrocosmo, con la posizione degli astri e con il momento presente che rimane impresso come caratteristica nell’essere.
Attraverso questa “fotografia” la persona risuonerà in sincronia con la posizione degli astri rientrando in determinati tipi di corporature, caratteri e psicologia.
Il corpo, per sua costituzione, è sano e perfetto, ciò che lo rende malato, è l’influsso delle disarmonie spirituali (o delle cattive disposizioni, nel caso di affezioni ereditarie). All’interno dell’uomo, come su tutta la superficie del corpo, è riprodotto un firmamento con tutte le stelle attraverso una mimesi in perfetta concordanza con il firmamento del cielo. Paracelso quindi indaga in due direzioni: da una parte va alla ricerca dei segni esterni, scoprendo gli effetti individuali, sensibili e psicofisici della malattia; dall’altra procede parallelamente alla ricerca degli effetti invisibili ed insondabili presenti in quella parte uguale per tutti gli esseri animati ed inanimati, la parte eterea o corpo astrale, che rispecchia fedelmente le leggi dell’universo. Quest’ultima parte è chiamata anche limbus, lembo dell’universo, proprio per evidenziarne i parallelismi.
Gli effetti della malattia si compiono sulla parte psicofisica dell’individuo, ma l’origine proviene dal limbus, cioè dalla parte invisibile e celeste.
La terapia paracelsiana consiste nella scoperta dei rimedi erboristici adeguati ai singoli mali.
E’ rivolto a colui che desidera entrare in contatto con l’Archetipo delle piante che risuonano con la sua personale frequenza astrale, ripristinando l’armonia del corpo – microcosmo e macrocosmo, attraverso l’analisi di pianeti, secondo i trattati di Paracelso.
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