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DiAlessandra Zarone

Equiseto e medicina folclorica

Equiseto e medicina folclorica

 

Originario dell’Europa, del Nord Africa, dell’Asia settentrionale e delle Americhe, l’equiseto è una pianta comune, che preferisce il terreno umido.

L’equiseto è una pianta primitiva che discende da enormi alberi vissuti durante il Paleozoico (600-375 milioni di anni fa). L’alto contenuto di silice dell’erba la rende abrasiva e in passato veniva utilizzata per lucidare metallo e legno. Il suo nome comune, bottlebrush, (scovolino, spazzola) indica un altro dei suoi usi. Aiuta ad accelerare la riparazione del tessuto connettivo danneggiato, migliorandone la forza e l’elasticità. L’erba è anche prescritta per trattare problemi reumatici e artritici, disturbi al torace (come l’enfisema), gonfiore cronico delle gambe. Un decotto delle parti aeree dell’erba aggiunto a un bagno cura distorsioni e fratture a lenta guarigione, così come l’eczema.

Era legato alle code del bestiame per allontanare le mosche. È stata a lungo considerata un’erba che guarisce le ferite dai Greci.

È ricco di silice, le sue ha proprietà abrasive sono state utilizzate dal Medioevo fino al XVIII secolo per pulire pentole e padelle, in particolare il peltro. La varietà (E. hyemale) un tempo veniva esportato dai Paesi Bassi, dove cresce abbondantemente. L’uso dell’equiseto comune o campestre può essere fatto risalire all’antichità, per “hippuris” (la parola greca per equiseto, a causa della comparsa dei germogli sterili), menzionato da Dioscoride (circa 50 d.C.). Alberto Magno, frate tedesco vissuto nel 1200 e autore diDe vegetabilibus et plantis . È un rimedio importante nella medicina popolare: un “purificatore del sangue” in primavera e in autunno, un mezzo per curare i reumatismi e la gotta e un rimedio per la tosse e l’asma.

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Nicholas Culpeper, un erborista inglese del diciassettesimo secolo, scrisse delle proprietà benefiche dell’equiseto nel fermare il sanguinamento e nel trattamento delle ulcere.

Richiude le ferite, ferma il sangue da naso e riduce l’espettorato di sangue della tosse. Inoltre, ha un effetto astringente sul sistema genito-urinario, dimostrandosi particolarmente prezioso dove c’è sanguinamento all’interno del tratto urinario, in caso di cistite, uretrite e prostatite.

La raccomandazione di tale rimedio come vulnerario risale a Galeno nella medicina classica.

In Scozia, Isole Ebridi e nell’Isola di Man, una o più specie di questo genere sono parte dei rimedi popolari per fermare il flusso di sangue.

Nello Yorkshire, viene utilizzato per il lavaggio della schiena sporca, nelle Shetland come rimedio per l’indigestione e nell’Isola di Man come diuretico. Solo dalle Ebridi e dall’Isola di Man sono emerse testimonianze del suo utilizzo in caso di sanguinamento.

I popoli nativi nordamericani usavano l’equiseto per trattare una serie di disturbi renali e della vescica. La Tribù Cherokee usava l’equiseto per aiutare i reni. I Chippewa, in America Settentrionale, facevano   un decotto con steli di equiseto per trattare la minzione dolorosa o difficile. Chiamato anche “giunco abrasivo” a causa dei suoi steli carichi di silice, l’equiseto era usato sia dagli indiani che dai coloni per la perlustrazione e la lucidatura. Alcune tribù indiane tessevano anche gli steli in stuoie. Presso la tribù Blackfeet tale rimedio si chiamava “sa-po-tun-a-kio-toi- yis” (erba d’acqua snodata). I Mesquaki preparavano un tè dall’intera pianta come cura per la gonorrea). I Crees fecero un rimedio per le irregolarità mestruali facendo bollire l’equiseto con due radici sconosciute, una delle quali era Acorus Calamus.

I Menominee preparavano un tè per curare i problemi renali. Le donne lo hanno bevuto dopo il parto per “chiarire il sistema”

E’ stato usato come medicina popolare in Quebec, un tè era bevuto come diuretico, emostatico e remineralizzatore. I popoli Okanagan-Colville e Potowatami in Canada facevano un infuso di equiseto come diuretico per aiutare la funzione renale.

Decotti, impacchi e tè sono usati per varie forme di cancro, tra cui polipi, tumori addominali e orali. In Guatemala, usato per il cancro alle ossa. Inoltre, è usato per il cancro al seno, intestino, rene, labbra, fegato, stomaco e lingua.  Il decotto  è astringente ed è usato per ridurre il gonfiore delle palpebre. Ceneri di pianta erano utilizzate per l’acidità di stomaco e la dispepsia.

È usato per ulcerazioni cistiche, emorragie e ulcere nelle vie urinarie. Esternamente, il decotto riduce il gonfiore delle palpebre. Fratturale ossa sono ~ aiuto per guarire più velocemente quando viene preso l’equiseto. Si dice che l’alto contenuto di silicio aiuti per la consunzione polmonare. La radice data ai bambini in fase di dentizione.

Gli strobili sono bolliti e mangiati in Giappone, anche bollito, salato, e tenuto in aceto e mescolato con soia.

 

Un ottimo prodotto è Alato 16, acquistabile qui o in farmacia.

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DiAlessandra Zarone

Abete Bianco: rimedio naturale per infiammazioni alle articolazioni

Abete Bianco: rimedio naturale per  infiammazioni alle articolazioni

L’Abete Bianco è un rimedio naturale per  l’osteoporosi.Infatti,tra le proprietà dell’Abete  Bianco vi è  quella di fissare il calcio nelle ossa, stimolare l’ accrescimento staturo-ponderale e l’ eritropoiesi. E’ indicato soprattutto in età pediatrica. Indicato anche per :
Organotropismo
Scheletro
Tessuto linfatico
Midollo osseo
osteoblasti, eritroblasti.

 

Proprietà dell’Abete Bianco:

 

  • Rimineralizzante
  • Favorente la crescita 
  • Stimolante l’ appetito 
  • Eritropoietica

Quando assumere Abete bianco:

  • Infezioni recidivanti vie aeree (rinofaringiti, tonsilliti, otiti, bronchiti).
  • Ritardo nel consolidamento delle fratture
  • Inappetenza
  • Osteoporosi 
  •  Carie dentaria
  •  Gengivostomatite

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Un pò di storia:

Per gli antichi Greci l’abete bianco era sacro ad Artemide, dea della Luna e protettrice delle nascite.
Il profondo rapporto che le popolazioni dell’Europa celtica hanno con l’abete è dovuto al fatto che le conifere (sempreverdi) sono associate all’idea dell’immortalità, concetto base di genti magiche e guerriere che credono nel perenne flusso vitale che permea di sÈ ogni manifestazione sensibile.

Simbolo dell’unione tra uomini e piante, l’abete è posto a guardia del solstizio d’inverno, giorno in cui si rinnova l’anno, albero della fertilità e della nascita.

Nelle tradizioni nordiche è legato alla Luna e alla dea, simbolo di promessa di vita e fertilità future, di rinnovamento non sottostando al ciclo stagionale di morte e rinascita come le piante a foglia decidua.

I Celti delle Orkney, in Scozia, accolgono ancora i neonati con torce d’abete, “segnano”, dopo il parto, mamma e bambino girando, con una torcia accesa, tre volte attorno al letto.

 

Tradizione floklorica:

Quest’albero è così correlato al mondo invisibile che è spesso utilizzato come un canale per trasmettere messaggi alle divinità. Tale usanza è legata alla tradizione che narra come nella foresta di Broceliade, in Bretagna, crescesse, presso una sorgente, un abete chiamato albero di Barenton, in grado di incanalare un potenziale magico importante. Su quest’albero, secondo la leggenda, era solito arrampicarsi Merlino e le persone di religione celtica lo utilizzavano come tramite per inviare messaggi agli dei, forse perchè dalla sua resina si otteneva un incenso da bruciare nel corso delle cerimonie.

Presso Glanudim, in Provenza, è stato trovato un altare su cui è incisa una conifera, invece delle normali dediche, ed esempi di questo tipo si sono rinvenuti anche nei Pirenei francesi, con numerosi altari dedicati al culto degli alberi.
Altro esempio è l’ara romano-britannica di Newcastle-on-Tyne, dedicata alle Madri, con inciso un triangolo che racchiude una pigna d’abete.
L’abete è l’albero di Natale odierno, di tradizione germanico-scandinava.

Il costume pagano di recarsi nel bosco, nel periodo del solstizio invernale e tagliare un abete rosso per decorarlo con ghirlande, candele e uova dipinte, sotto cui si dava il via a banchetti ed eccessi di ogni genere, non era ben visto dal Cristianesimo e solo alla fine del XIX secolo fu introdotto in Francia e poi negli altri Paesi europei.

Il folklore, soprattutto quello germanico, riteneva che il “Genio della Foresta” abitasse nel tronco di un vecchio e maestoso abete e pertanto si tendeva a non abbattere alberi di una certa dimensione, che erano rispettati.
Nel Medioevo, le donne erano battute con rami d’abete per stimolare la fecondità e in Savoia era considerato neutralizzatore di negatività e malocchio e protettore dai fulmini.

 

Utilizzi antichi e  moderni:

Nel Rinascimento gli abeti sono molto conosciuti e apprezzati come piante medicinali. La scorza e le foglie sono ritenute disseccative. La polvere delle foglie bevuta con vino rosso o con acqua ferrata (al peso di una dramma) restringe i flussi e la dissenteria, bevuta con uova fresche, ferma la “scolation delle reni”.
Ne trattano molti autori, oltre al citato Durante, troviamo Ruel (1474-1537), Fuchs (1501-1566) e Mattioli. Anche esternamente svariati sono gli impieghi terapeutici dell’abete e dell’olio d’avezzo, così sedersi su una tavola calda d’abete giova al “tenesmo e all’uscita del budello”; il lacrimo modifica la matrice se impiegato come fomento, giova alle fratture, al prurito dei genitali, alle otiti, chiude le ferite “massime quelle della testa, purchè non sia la membrana scoperta”, consolida le fratture, mitiga i dolori della podagra, della sciatica e dei dolori artritici, scioglie le cicatrici. La resina, di questa come di altre conifere, era applicata localmente per trattare il catarro, per la cura delle ferite, contusioni, ecchimosi, ascessi, distorsioni e fratture. La resina mescolata con foglie fresche d’ortica, ridotte in poltiglia, era applicata sulle piaghe. Si scioglieva del sego con della resina e dello zucchero, l’unguento, così preparato, era spalmato sulle mani e sui piedi screpolati.

I rami più flessibili erano usati per allestire ghirlande in occasione di feste particolari.
I rametti erano (e in alcune aree lo sono ancora) usati per decorare le tombe, il due novembre.
La resina, che prende il nome di “pece di Borgogna” (conosciuta anche come “pece dei Vosgi” e “pece bianca”) è simile alla resina di pino, ma se ne distingue per una maggiore purezza e per una quantità minore di terpeni. Alla droga sono riconosciute proprietà rubefacenti. Preparazioni a base di pece di Borgogna sono impiegate esternamente per il trattamento dei geloni e per lenire i dolori articolari e muscolari.
Dell’abete bianco si impiegano le foglie, la resina e le gemme.

Le foglie si raccolgono in estate e si asciugano rapidamente all’ombra. Gli “aghi” di abete contengono piceina, olio essenziale, vitamina A, vitamina C. Alla droga sono riconosciute proprietà balsamiche, antisettiche e antireumatiche. Preparazioni di foglie di abete bianco sono impiegate nel trattamento delle affezioni dell’apparato respiratorio e per lenire i dolori articolari e muscolari.

Dalla resina di abete bianco, che scola dalle incisioni fatte sul tronco, si ricava la “trementina di Strasburgo” (nota anche come “trementina d’Alsazia”, “trementina dei Vosgi” e “trementina cedrina”). La trementina d’Alsazia è un liquido di consistenza sciropposa dal gradevole odore di trementina, ma che ricorda anche quello della melissa e del cedro. Contiene principalmente olio essenziale (a sua volta costituito da fellandrene, cadinene, acetato di pinene, limonene, ecc.), acidi resinosi, in particolare acido abietinico, sostanze amare. Alla trementina di Alsazia è riconosciuta la proprietà di espellere i calcoli epatici.
La resina è dispersa in acqua calda e con i vapori si eseguono fomenti contro la bronchite. Per lo stesso scopo è impiegata anche la resina dell’abete rosso.
Le gemme sono raccolte in marzo, contengono resina, olio essenziale (particolarmente ricco di pinene e limonene).
Alle gemme resinose sono riconosciute proprietà balsamiche, bechiche, stimolanti, diaforetiche, diuretiche.
Preparati di gemme sono impiegati per il trattamento della tosse, delle affezioni catarrali dell’apparato respiratorio e per tonificare e attivare la circolazione.

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